Il comizio di lunedì scorso ha confermato la definitiva trasformazione di Aleksej Navalnyj, che già da tempo nessuno chiama più blogger, in uomo politico. Con un nome, una biografia e un successo alle elezioni comunali di Mosca. Non è uscito vincitore contro Sobjanin, certo, ma è arrivato secondo. E da questa posizione ha lanciato una sfida aperta al potere. Dichiarando di sapere come batterlo. Gli esperti, pur riconoscendo i successi del politico, nutrono dubbi sul conseguimento del suo obiettivo. A partire da quello più ravvicinato, guidare in qualità di leader l’opposizione alle elezioni dell’anno prossimo per il Consiglio Comunale di Mosca. L’offensiva di Navalnyj può naufragare anche a causa dell’incertezza sul futuro dei suoi procedimenti penali. La campagna elettorale di Aleksej Navalnyj, ben strutturata e condotta energicamente, gli ha permesso di conquistare oltre il 27% dei voti a Mosca. La sera di lunedì ha radunato al meeting 27mila sostenitori e li ha arringati da politico consumato. L’intervento di Navalnyj era concepito nel rispetto di tutte le regole dell’arte oratoria. Navalnyj non ha invitato la popolazione ad andare al Cremlino, come si aspettavano molti membri del suo esercito di volontari. Ma non l’ha nemmeno delusa – definendo una vittoria il risultato elettorale e ringraziando tutti … cospargendo il discorso di complimenti e ringraziamenti all’indirizzo dei suoi compagni e conquistando definitivamente l’auditorio porgendo le proprie scuse per non aver creduto fino in fondo alla vittoria finale. Navalnyj si è detto pronto ad allargare il fronte di attacco al potere, a “cambiare lo spazio politico nel paese”. Il ritornello nel testo del discorso era la frase: “Io so come farlo”. Niente è più attraente per i giovani della frase: “Vogliamo costruire qualcosa di nuovo!” Di tanto in tanto il comizio assumeva le sembianze di una seduta di ipnosi di massa, soprattutto quando veniva richiesto il “sostegno della sala”. “Qui il potere siamo noi! Qui il potere siamo noi!” scandiva la folla appresso al suo leader. Individuato anche il metodo per cambiare la situazione politica, ovvero i meeting, a cui è necessario andare come si va al lavoro. Il potere costituito è stato raffigurato nel discorso di Navalnyj come “rospo disgustoso seduto su in tubo che via via diventa sempre più caldo” che “ha paura, saltella perché comincia a scottarsi le zampe”. La gente probabilmente ha pensato al Cremlino ma è stato chiarito che Navalnyj si riferiva al partito “Russia Unita” che “ha infilato ogni genere di ladri e imbroglioni nei posti di potere”. Al Cremlino il discorso di Navalnyj è stato recepito come un ultimatum alle autorità: “Sono solo minacce. Del genere, sono capace di questo e altro, sbrigatevi a sedervi con me al tavolo delle trattative. Indubbiamente si tratta di un ultimatum. E di un commercio. Vuole mercanteggiare con il potere. Vuole ottenere qualcosa in cambio della sua sconfitta. E si appoggia sulla gente che, purtroppo, da questo commercio non ha e non avrà nulla da guadagnare”. Tuttavia il generale successo di Navalnyj è stato porre alle autorità questioni di natura non banale. E per esse non sarà solo la condanna del politico (non del blogger) a diventare un problema. Il merito insindacabile di Navalnyj, secondo l’opinione di un membro del centro scientifico Carnegie di Mosca, Nikolaj Petrov, consiste nella sua abilità nel convincere e mobilitare il proprio elettorato: “L’attuale campagna si trasferisce in maniera naturale a quella successiva per le elezioni al Consiglio Comunale di Mosca che si terranno fra un anno. E, in questo senso, il calcolo dell’apparato per cui eleggendo sindaco Sobjanin si sia spianato il cammino per le prossime elezioni è assolutamente sbagliato”. Sobjanin, considera l’esperto, dovrà mettere in piedi una nuova macchina per mobilitare sostenitori puntando a convincere coloro che non hanno partecipato alle elezioni per il sindaco mentre a Navalnyj, continua Petrov, basterà “mantenere il movimento, e il fatto che la tornata elettorale sia quasi alle porte garantisce che nelle fila dei suoi fedelissimi non ci saranno né tentennamento né smobilitazione. Navalnyj preseguirà per inerzia una campagna in cui ha agito nel modo giusto”. Il potere non è imbarazzato dalla circostanza che il procedimento penale in corso a Kirov possa concludersi con una condanna per il politico che ha preso il 27% dei voti alle elezioni.
Il tribunale può confermare la condanna di primo grado a cinque anni di reclusione. La rigida posizione delle autorità si evince anche dagli sforzi investigativi sugli altri due capi di imputazione di Navalnyj – 100 milioni di rubli spariti alla “Alleanza delle forze di destra” e il cosiddetto “caso delle Poste” (il fratello di Navalnyj è un grosso funzionario delle poste russe – NdT) ossia l’accusa di truffa e riciclaggio. Gli avvocati di Navalnyj e Ofizerov hanno chiesto inoltre la revisione della condanna per appropriazione indebita per l’affare “Kirovles” ma proprio ieri il tribunale ha rigettato l’istanza della difesa per una dilazione dei tempi per lo studio delle carte processuali entro il primo ottobre. Adesso la difesa ha tre giorni di tempo per sollevare obiezioni al procedimento che peraltro, a detta dell’avvocato Olga Mihailova, non corrisponde alla registrazione audio effettuata durante la seduta del tribunale. Come agirà Navalnyj se dovesse trovarsi nella condizione di recluso o di estromesso dalla vita politica? Perché un politico a cui viene inibito di partecipare in prima persona a una campagna elettorale non può più definirsi tale. Tanto più di fronte all’aspirazione di Navalnyj di diventare un leader. Si è detto più volte pronto a collaborare con altre compagini politiche ma solo in qualità di leader: “Prendete un partito qualsiasi, vedrete queste brutte facce sedute nella Duma che ricevono centinaia di milioni di denaro pubblico e non sono assolutamente in grado di fare nulla”. Dobbiamo a questo punto annotare qualche forzatura: la coalizione strutturata sui quattro partiti presenti nella Duma non è esaurita. C’è per esempio “Piattaforma Civile” il cui segretario Mihail Prokhorov ha dichiarato in una recente conferenza stampa di non essere in grado al momento attuale di poter dire se ci sarà o meno un percorso comune con Navalnyj alle prossime elezioni, sebbene non escluda alleanze politiche. “Non lo so, non ho letto il loro programma” – ha fatto sapere Prokhorov con un po’ di scetticismo. Il riferimento inesatto ai partiti politici non è stato l’unico errore nel discorso di Navalnyj. Come quando afferma che un terzo dei moscoviti ha votato per lui. Ma in realtà il 27% corrisponde più a un quarto, che non ad un terzo dell’elettorato. Se si prende poi in considerazione la scarsa affluenza al voto la percentuale degli elettori di Navalnyj si abbassa a un dodicesimo e questa cifra si sarebbe ulteriormente ridotta se alla competizione avesse preso parte l’escluso Prokhorov, poiché una parte del suo elettorato ha sostenuto proprio Navalnyj. Fra gli errori di Navalnyj potrebbe annoverarsi anche l’errata valutazione dei risultati della tornata elettorale. Perché se è vero che un dodicesimo dell’elettorato si è espresso a suo favore è altrettanto vero che undici dodicesimi non lo hanno fatto. E la strategia su come Navalnyj intenda guadagnarsi il voto di questa fascia di votanti non è del tutto chiaro. E questa sarebbe una maggioranza schiacciante? Altra esagerazione. Afferma di “aver ottenuto più voti di qualsiasi altro oppositore negli ultimi vent’anni”. Prokhorov però ebbe più voti di lui, il 20,45% e cioè 860mila voti contro i 626mila di Navalnyj, circa 200mila voti in più. Nikolaj Petrov considera anche altri aspetti del fenomeno Navalny: “Il nostro sistema politico si sta personalizzando anche nel campo dell’opposizione. Non solo non ci sono istituzioni nella società civile, ma al posto dell’istituzione dell’opposizione compare una persona. Ma qui Navalnyj è costretto, non può agire diversamente, se non attraverso le strutture partitiche esistenti. Evidentemente non ha nemmeno il tempo di registrare il suo partito”. Inoltre, continua l’esperto, scendendo in campo alle elezioni del Consiglio Comunale di Mosca Navalnyj darà forza e consistenza a questa istituzione che “non ha alcun ruolo e passa pressoché inosservata, ma che con la presenza di Navalnyj acquisterà importanza, ed ecco, questa seconda fase della campagna elettorale giocherà a favore della istituzionalizzazione del sistema”. Questa campagna sarà utile per correggere anche un’altra inclinazione di Navalnyj: “Adesso siamo in presenza un preciso elemento di culto della personalità, intorno a Navalnyj non ci sono figure di un certo spessore né persone brillanti, ma gente che guarda a Navalnyj come a un condottiero a cui non si possono indirizzare critiche. Questa tendenza sarà certamente corretta nel corso della campagna elettorale e sparirà la sensazione che l’unica luce nell’oscurità è il nostro amato leader e maestro Navalnyj”. Ma per il vicedirettore del Centro di Teniche Politiche Boris Makarenko, Navalnyj ha anche altri problemi: “Lui aspira a un ruolo di politico federale, agli occhi dei suoi elettori efficace e convincente, e qui Navalnyj merita il massimo dei voti. Ma per essere convincente un uomo politico deve saper tessere relazioni nell’agone politico, nella comunità politica. Noi conosciamo Navalnyj, conosciamo Volkov, il capo del suo staff, chi altri conosciamo del suo gruppo? Ci sono solo blogger che per la campagna elettorale si sono rivelati preziosi ed efficaci, ma sul piano politico non sono nessuno”. A Navalnyj, ne è convinto Makarenko, serve un partito con le proprie liste elettorali alle elezioni, oppure un partito in senso lato, un’unione di persone con la stessa identità di vedute che conti qualcosa sul piano politico: “Ha finito questa campagna così come l’aveva iniziata: in perfetta solitudine”. Il secondo problema è che Navalnyj “interessa molto a internet, e cioè a un segmento significativo di moscoviti, ha avuto successo con lo slogan “un partito di ladri e di imbroglioni” ma è tutto qui. Non ha esperienza per instaurare relazioni con qualcuno dei politici attuali, persone che contano in ambito federale e regionale, intorno a lui si sono stretti uomini d’affari hi-tech, manadgement, imprenditori. Null’altro. E la soluzione di questo problema è rimasta ferma a zero. Riuscirà o no a spostare questo zero, al momento non è dato sapere”. Il terzo problema di Navalnyj consiste nel non aver saputo replicare i gloriosi comizi di massa del 2011 a piazza Bolotnoe, quando scesero in strada i moscoviti stufi di una corrotta campagna elettorale per la Duma. “Oggi la situazione a Mosca è completamente diversa, tutti hanno riconosciuto la limpidezza della tornata elettorale, le irregolarità si contano sulle dita di una mano”. Una lezione, quindi, non solo per i sostenitori di Navalnyj e Sobjanin, il modo in cui le autorità hanno assicurato il corretto svolgimento delle operazioni. Resta solo il problema principale: non permettere che l’astensionismo si trasformi in sostegno all’opposizione radicale.